Interazione efficace

Interazioni efficaci

Interazioni efficaci

Interazione efficace
Interazioni efficaci
Interazioni efficaci
Ben tornati cari lettori! La scorsa settimana si è ritornati ai consueti ritmi mentre la rubrica Think&Act si è fermata qualche giorno. La rubrica però, oggi torna alla grande, e con due domande: Come si può definire un’interazione efficace? Come si svolge? Le interazioni efficaci, sono un argomento vasto che si racchiuderà in termini Life e Business, poiché interessa la vita privata e professionale. L’obiettivo di questo articolo è quello di consentire un balzo in avanti nelle interazioni che tutti i giorni si hanno. In alcune scritture e alcuni post ho affermato che, parlare di comunicazione è riduttivo. Oggi le persone interagiscono e lo fanno in modo efficace se stanno attente a cogliere molto più delle parole o dei gesti. Chi? Cosa? Come? Perché? Sono quattro semplici domande e forse non tutte, alle quali è necessario saper rispondere durante e dopo una interazione. Entriamo quindi nel concreto.

Interagire efficacemente con?

Interagire efficacemente non solo con la persona che si ha di fronte, bensì con se stessi e l’ambiente che circostante. Ebbene sì, perché inconsapevolmente si pensa spesso che interagire venga considerata una mera azione fatta di parole e gesti. L’essere umano è dotato di alcuni tipi di intelligenza, che potrebbero essere ignorate ma che in realtà influenzano il messaggio che si vuole dare. Non solo, influenzano le reazioni e i comportamenti sia di se stessi che degli altri. Si pensi a un incontro di lavoro per esempio, oppure a una riunione. Voi siete lo speaker e vi trovare in una stanza. Davanti a voi alcune persone stanno aspettando di sapere quale sia il vostro messaggio. O semplicemente di dare vita all’oggetto del meeting…gli esempi possono essere diversi. La prima cosa da fare, dal mio punto di vista è quella di analizzare il nostro stato d’animo. Vi sarà capitato di aver detto qualcosa a qualcuno e cinque minuti dopo aver razionalizzato che forse quella, non era la cosa giusta da dire. Oppure di aver pensato al modo in cui lo avete fatto e ve ne siete pentiti. Tutto normale, o meglio: tutto migliorabile! Vediamo come costruire interazioni efficaci.

Analisi dello stato d’animo

Nelle interazioni efficaci lo stato d’animo riveste forse il primo posto nella scala degli aspetti da valutare. Spesso si da poco peso a questa variabile, che riguarda anche il possibile controllo delle nostre reazioni emotive. Il controllo dello stato d’animo infatti, aiuta a diventare più intelligenti dal punto di vista emotivo. Perché se è vero che non è possibile prevedere tutti gli eventi futuri, molti di loro si può imparare a gestirli (chiamasi imprevisti). Chiaramente se si parla in termini di business, l’ambiente di lavoro conta molto in termini di influenza sul nostro stato emotivo. Torniamo quindi all’esempio dello speaker del paragrafo precedente.

Re-Focus

Interazioni efficaci? Se voi siete lo speaker la prima cosa da fare prima della riunione è rifocalizzare voi stessi e ci sono diversi modi per farlo. Dal chiudere gli occhi, stare in piedi a occhi chiusi con le braccia aperte e la testa verso l’alto, praticare il respiro diaframmatico. Connettersi con se stessi permette di capire che esisto e se si aggiunge il pensiero di qualcosa di buono che è capitato, questo aiuta. Il controllo dello stato d’animo è un argomento da PNL, da Coaching. Negli ultimi tempi, sta assumendo sempre più importanza l’aspetto dell’intelligenza emotiva (tra le altre cose in uno dei prossimi articoli parleremo di persone emotivamente intelligenti). La creazione di ambienti di lavoro che spingano ad accogliere e far vivere l’esperienza di lavoro come qualcosa di naturale e bello sta diventando prassi. Specialmente nelle grandi aziende.

Speak Well

Quindi, rifocalizzare se stessi è necessario. Per affrontare al meglio una riunione, un public speaking o semplicemente qualcosa che dovete dire a un collega o una persona cara. É quasi l’evoluzione del “conta fino a 10 prima di parlare”. L’altra cosa importante da fare è parlare bene a voi stessi. Perché le parole che diciamo a noi stessi o pensiamo, influenzano il vostro stato d’animo. Tutto parte da uno stimolo, che influenza il nostro cervello, dal talamo, all’amigdala e poi l’ipotalamo che stimola la secrezione di ormoni. E’ tutta una catena magica.

Analisi dell’ambiente circostante

All’inizio dell’esempio è stata menzionata “una stanza”. Si può parlare di una stanza, una sala, un palco e così via. In realtà questa variabile influenza il nostro stato emotivo, pertanto è tutta una concatenazione. Si è iniziato dallo stato emotivo perché dal mio punto di vista questo influenza anche come vediamo e si vive l’ambiente circostante. Ad ogni modo l’ambiente, in linea generale, influenza lo stato emotivo, il comportamento e può persino influenzare le parole che utilizzate. Questo però è quello che succede o può accadere a voi. La verità è che se si vuole essere efficaci in ciò che si trasmette con le parole, è necessario prestare attenzione agli elementi che ci circondano. Colori freddi della stanza, tavoli di vetro implicheranno un utilizzo da parte vostra di termini inclusivi, che accolgano che trasmettano morbidezza o solidità. Non sempre questo è vero in termini assoluti, dipende bene dal contesto in cui ci si trova. Ovviamente nelle righe precedenti si è menzionata l’importanza della variabile ambiente, per costruire interazioni efficaci, perché ciò influenza anche chi è in ascolto. E il cocktail ormonale che la persona matura, dalle vostre parole e dalla sua percezione ambientale, modifica il modo in cui percepirà voi e le vostre parole.

Attenzione all’utilizzo delle parole

Questo non è un articolo sull’arte del profiling e non sono nemmeno analizzate tutte le variabili che aiutano le interazioni efficaci. Come sempre ci sono elementi che introducono gli argomenti, che poi potranno essere approfonditi. E’ doveroso però soffermarsi un momento sulle parole da utilizzare per stabilire interazioni efficaci, così da affinare anche la parte che riguarda l’intelligenza linguistica. Già, perché le parole o frasi da utilizzare devono dipendere anche dall’ambiente circostante e dallo stato d’animo che volete avere e trasmettere. Non bisogna mettere etichette con le parole, oppure giudicare a priori o in qualsiasi caso direi. Può essere molto utile invece raccontare delle storie, secondo le buone regole e prassi del percorso mentale da far compiere al vostro pubblico. Questo perché la realtà dell’altro spesso prende forma in base a come noi raccontiamo qualcosa. Quando si pensa all’utilizzo delle parole bisogna porre attenzione al “priming” ossia un fenomeno neurolinguistico importante. In buona sostanza questa parola ci insegna a porre attenzione alla prima parola/frase che diciamo. Se si chiama qualcuno al telefono e la prima cosa che si dice è “mi scusi se la disturbo“, nell’altro si attiverà un pensiero legato al “disturbo”. E di questi esempi si possono trovare tantissimi esempi simili, vivendoli anche sulla propria pelle. Sarà capitato con tutti i call center che chiamano al giorno d’oggi. Per concludere, in questo articolo abbiamo messo le basi per la costruzione di interazioni efficaci. Abbiamo in qualche modo cominciato a farlo anche con il precedente articolo “Introduzione ai meta programmi“, dove abbiamo posto le basi per un linguaggio d’influenza. Tutti elementi per interagire al meglio e stabilire un rapport solido con le persone che interagiscono e comunicano con noi. Sia questo che l’articolo sull’introduzione ai Meta programmi meritano approfondimenti che, anche sotto vostro suggerimento sarò ben lieto di sviluppare. Come sempre vi lancio l’invito a lasciare commenti e pareri. Potrebbero svilupparsi nuove idee di articoli anche dalle vostre esperienze. A presto e buon lettura. Gianluca
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